4 mesi che viaggio con 2 lezioni a settimana di judo.
La decisione di buttarmi nel judo l'ho presa per migliorarmi tecnicamente,visto che il TJQ non è arte che
prevede il confronto libero e che quindi è difficile,se non
impossibile,scambiare informazioni "reali" con altri praticanti;
Un grazie doveroso quindi a Sensei Davide,nera di livello,per la pazienza e la passione con le quali mi(ci) segue,e un giusto grazie anche a Lorenzo del RioGrappling di SP,per
merito del quale abbiamo questa possibilità di lavorare con continuità
nel judo,e se anche 4 mesi sono pochini qualche conclusione posso già
tirarla.
In un primo momento ho avuto qualche difficoltà di adattamento,perchè il lavoro col Gi è (molto)diverso dal no-Gi,in più togliendo la spinta,che è parte fondamentale nel nostro modo di lottare,cambiano posizioni,movimenti,difese e attacchi,ma più vado avanti più mi si aprono orizzonti nuovi,i punti di contatto tra TJQ e Judo sono davvero tanti.
D'altra parte però dopo i primi tempi in discesa totale,dove tutto era bello e facile,adesso iniziano le magagne...
come nello scolpire una statua,sgrossare è relativamente facile e veloce,ma poi levigare e rifinire costa pazienza,fatica e costanza:
lentezza nel movimento di anche e gamba di richiamo troppo passiva sono le due cose sulle quali devo migliorare e lavorare di più,mentre sulle prese vado meglio.
Migliorato "il tiro" e lo squilibrio,specie col braccio sx.
Nelle tecniche benino "eri seoi nage" ,mentre "o soto gari" ogni volta mi sembra di averla dentro e poi...scompare;
nella sua "semplicità" è mostruosamente complicata e rischiosa,almeno per me.
Improponibile invece al momento "harai goshi".
A terra sono come un bufalo azzoppato,tutta forza e niente cervello...ed il risultato non può che essere chiaro.
Posto il video della prima cosa che ho imparato e di cui sono fiero...OBI
giovedì 29 maggio 2014
29
il grande Hakuho si porta casa il 29° titolo.
A Luglio festeggerà i 7 anni di "regno" sul mondo del Sumo,745 vittorie in Makuuchi non sono cose da tutti...
A Luglio festeggerà i 7 anni di "regno" sul mondo del Sumo,745 vittorie in Makuuchi non sono cose da tutti...
venerdì 23 maggio 2014
Foreman & Alì.
da Boxing Ring Web.
L’immagine è scolpita nella storia dello sport e lo è ancora di più nella settimana in cui Alì viene eletto atleta sportivo del secolo .
In quel 30 ottobre 1974 la fotografia esce dal laboratorio alchemico dello stampatore e viene fissata nell’eternità .
L'arbitro Zack Clayton, è a destra, pochi passi dietro lo challenger al titolo del mondo dei massimi Muhammad Ali che guarda l’ormai ex campione , George Foreman steso al tappeto.
E’ l’epilogo di un avvenimento storico per lo sport del pugilato consumatosi all’ottavo round sul ring di Kinshasa nello Zaire.
Il duello era stato presentato come "Rumble in the Jungle” e mai il titolo di questa storia è stato più appropriato.
Oggi Foreman ritorna con la mente a quella data con una ottica diversa.
Oggi è un uomo che cavalca la maturità e sa bene che ricordare vuol dire esistere, e rivivere con profondità certi episodi significa far apparire un fantasma antico e , perché no, amico della propria esistenza.
-Pensavo che nessuno avrebbe potuto resistermi. Ero gonfio e consapevole della mia forza-
Ha dichiarato Foreman nel corso di una recente intervista telefonica dalla sua casa di Houston.
- Sono andato nello Zaire per distruggere ed invece sono stato punito della mia superbia da un uomo che ha usato più il cervello che i muscoli.
Io ero certo che Ali sarebbe caduto.
E la svolta del match è stata incredibilmente al terzo round quando ho colpito Ali con un uppercut .
Credevo fosse stato abbastanza forte da chiudere il duello.
Sempre mi era accaduto quando riuscivo a piazzare quel colpo.
Ed invece lui accusò ma non crollò.
Io mi buttai addosso a lui per finirlo ma ad un tratto dal nulla… mi sparò addosso una serie di destri e di sinistri che mi sbalordirono.
Come è possibile?? Mi domandavo partii nuovamente all’attacco ma lui riuscì a terminare il round indenne. Ed io avvertivo la prima leggera fatica.
Verso la fine del settimo round Ali continuava a dirmi “sei stanco, lo vedo...hai otto round ancora da fare. Dove pensi di andare??".
Aveva ragione nella ripresa finale partii con rabbia, volevo il ko, chiamai i miei muscoli all’ultimo sforzo... invece arrivò quel destro che chiuse la carriera del primo Foreman.
Ne è nato un altro dopo qualche anno.
Un altro Foreman più simile a quello di oggi.
Tutto questo in fondo lo devo ad Ali.
Per me oggi è come un fratello , siamo vicini.
Ho solo un rimprovero da rivolgermi : dovrei andarlo a trovare più spesso
L’immagine è scolpita nella storia dello sport e lo è ancora di più nella settimana in cui Alì viene eletto atleta sportivo del secolo .
In quel 30 ottobre 1974 la fotografia esce dal laboratorio alchemico dello stampatore e viene fissata nell’eternità .
L'arbitro Zack Clayton, è a destra, pochi passi dietro lo challenger al titolo del mondo dei massimi Muhammad Ali che guarda l’ormai ex campione , George Foreman steso al tappeto.
E’ l’epilogo di un avvenimento storico per lo sport del pugilato consumatosi all’ottavo round sul ring di Kinshasa nello Zaire.
Il duello era stato presentato come "Rumble in the Jungle” e mai il titolo di questa storia è stato più appropriato.
Oggi Foreman ritorna con la mente a quella data con una ottica diversa.
Oggi è un uomo che cavalca la maturità e sa bene che ricordare vuol dire esistere, e rivivere con profondità certi episodi significa far apparire un fantasma antico e , perché no, amico della propria esistenza.
-Pensavo che nessuno avrebbe potuto resistermi. Ero gonfio e consapevole della mia forza-
Ha dichiarato Foreman nel corso di una recente intervista telefonica dalla sua casa di Houston.
- Sono andato nello Zaire per distruggere ed invece sono stato punito della mia superbia da un uomo che ha usato più il cervello che i muscoli.
Io ero certo che Ali sarebbe caduto.
E la svolta del match è stata incredibilmente al terzo round quando ho colpito Ali con un uppercut .
Credevo fosse stato abbastanza forte da chiudere il duello.
Sempre mi era accaduto quando riuscivo a piazzare quel colpo.
Ed invece lui accusò ma non crollò.
Io mi buttai addosso a lui per finirlo ma ad un tratto dal nulla… mi sparò addosso una serie di destri e di sinistri che mi sbalordirono.
Come è possibile?? Mi domandavo partii nuovamente all’attacco ma lui riuscì a terminare il round indenne. Ed io avvertivo la prima leggera fatica.
Verso la fine del settimo round Ali continuava a dirmi “sei stanco, lo vedo...hai otto round ancora da fare. Dove pensi di andare??".
Aveva ragione nella ripresa finale partii con rabbia, volevo il ko, chiamai i miei muscoli all’ultimo sforzo... invece arrivò quel destro che chiuse la carriera del primo Foreman.
Ne è nato un altro dopo qualche anno.
Un altro Foreman più simile a quello di oggi.
Tutto questo in fondo lo devo ad Ali.
Per me oggi è come un fratello , siamo vicini.
Ho solo un rimprovero da rivolgermi : dovrei andarlo a trovare più spesso
martedì 13 maggio 2014
"Possiamo migliorare il nostro cuore e le nostre abilità grazie all'avversario" Yasuhiro Yamashita
Fantastico documentario che,raccontando la rivalità tra due grandissimi del Judo,dipinge un quadro meraviglioso su quella che dovrebbe essere l'essenza dello sport in generale.
Da guardare e riguardare fino ad assorbire lo spirito di questi due giganti.
Da guardare e riguardare fino ad assorbire lo spirito di questi due giganti.
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