venerdì 23 maggio 2014

Foreman & Alì.

da Boxing Ring Web.

L’immagine è scolpita nella storia dello sport e lo è ancora di più nella settimana in cui Alì viene eletto atleta sportivo del secolo .
In quel 30 ottobre 1974 la fotografia esce dal laboratorio alchemico dello stampatore e viene fissata nell’eternità .
L'arbitro Zack Clayton, è a destra, pochi passi dietro lo challenger al titolo del mondo dei massimi Muhammad Ali che guarda l’ormai ex campione , George Foreman steso al tappeto.

E’ l’epilogo di un avvenimento storico per lo sport del pugilato consumatosi all’ottavo round sul ring di Kinshasa nello Zaire.
Il duello era stato presentato come "Rumble in the Jungle” e mai il titolo di questa storia è stato più appropriato.
Oggi Foreman ritorna con la mente a quella data con una ottica diversa.
Oggi è un uomo che cavalca la maturità e sa bene che ricordare vuol dire esistere, e rivivere con profondità certi episodi significa far apparire un fantasma antico e , perché no, amico della propria esistenza.

-Pensavo che nessuno avrebbe potuto resistermi. Ero gonfio e consapevole della mia forza-
Ha dichiarato Foreman nel corso di una recente intervista telefonica dalla sua casa di Houston.
- Sono andato nello Zaire per distruggere ed invece sono stato punito della mia superbia da un uomo che ha usato più il cervello che i muscoli.
Io ero certo che Ali sarebbe caduto.
E la svolta del match è stata incredibilmente al terzo round quando ho colpito Ali con un uppercut .
Credevo fosse stato abbastanza forte da chiudere il duello.
Sempre mi era accaduto quando riuscivo a piazzare quel colpo.
Ed invece lui accusò ma non crollò.
Io mi buttai addosso a lui per finirlo ma ad un tratto dal nulla… mi sparò addosso una serie di destri e di sinistri che mi sbalordirono.
Come è possibile?? Mi domandavo partii nuovamente all’attacco ma lui riuscì a terminare il round indenne. Ed io avvertivo la prima leggera fatica.
Verso la fine del settimo round Ali continuava a dirmi “sei stanco, lo vedo...hai otto round ancora da fare. Dove pensi di andare??".
Aveva ragione nella ripresa finale partii con rabbia, volevo il ko, chiamai i miei muscoli all’ultimo sforzo... invece arrivò quel destro che chiuse la carriera del primo Foreman.
Ne è nato un altro dopo qualche anno.
Un altro Foreman più simile a quello di oggi.
Tutto questo in fondo lo devo ad Ali.
Per me oggi è come un fratello , siamo vicini.
Ho solo un rimprovero da rivolgermi : dovrei andarlo a trovare più spesso

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