Hakuho si porta a casa il 21° trofeo della sua carriera,senza neppure troppo sforzo,visto che i pretendenti alla vittoria non reggono più di 8-9 giornate.
Il Mongolo arriva così ad un passo dal record di Takanohana(22),avvicinandosi sempre più a quello di Asashoryu di 25 e attestandosi al 6°posto assoluto.
Vincendo 4 tornei su 5 nel 2011,si conferma come unico lottatore in grado di fregiarsi del titolo di Yokozuna e come vanificatore delle altrui speranze.
Ogni candidato al grado supremo del Sumo viene inesorabilente stroncato dal pauroso ruolino di marcia che il Rikishi mongolo impone agli altri lottatori.
Dopo aver "smontato" a settembre Harumafuji,in questo torneo di novembre è toccato a Kotoshogiku;
al giapponese,fresco fresco di promozione al grado di Ozeki,erano dati i favori del pronostico per la conquista del suo primo torneo,visto l'ottimo piazzamento nel torneo di settembre e la speranza (risultata vana)di un possibile rilassamento di Hakuho.
Invece Kotoshogiku mollava la presa già alla 10a giornata con la sconfitta patita di fronte al gigante Baruto;
Harumafuji dal canto suo aveva abbandonato i sogni di gloria già molto prima,tanto che alla 10a ci arrivava con un personale di 6 vittorie e 4 sconfitte.
Baruto sempre indecifrabile,termina con un record di 11-4;
capace di vittorie strepitose tipo all'ultima giornata contro Hakuho,o ancor di più quella alla 10a,contro un lanciatissimo Kotoshogiku ancora imbattuto,e di sconfitte clamorose come quella col komusubi Toyonoshima alla 1a;
l'estone rimane capace di imprese ottime,ma mai di avere quella continuità in grado di portarlo a guadagnare il primo torneo della sua carriera.
Si riprende un pochino Kotooshu,che termina con un personale di 9-6,mentre Harumafuji strappa un 8-7 abbastanza modesto per un lottatore che appena 5 mesi fa era dato come il secondo Yokozuna a salire sul Dohyo entro la fine del 2011.
Di Kotoshogiku ho già detto,termina con 11-4 come Baruto;
Kisenosato e Kakuryu con un buon 10-5,ma sempre sconfitti dai Rikishi di grado superiore e quindi mai veramente vicini ad una possibile vittoria.
vediamo ora un pò di video.
alla prima giornata Baruto cade a sorpresa contro Toyonishima per sukuinage
alla 10a invece mette fuori con un'azione tutta di potenza il nuovo Ozeki Kotoshogiku,infliggendogli la prima sconfitta del torneo e incrinando le speranze di vittoria del giapponese
alla 12a giornata il match più atteso tra Hakuho,ancora imbattuto,e Kotoshogiku .
Per il lottatore di Fukuoka,che invece ha già due sconfitte nel torneo,è l'ultima occasione per poter nutrire la speranza di vittoria nel torneo...ma le cose andranno diversamente rispetto a settembre...
sempre alla 12a il sussulto di Harumafuji.
Con una partenza folgorante delle sue mette fuori Baruto.
qui invece siamo alla 13a giornata,Hakuho si laurea Campione con una bellissima vittoria per shitatenage contro Kotooshu
sempre alla 13a Harumafuji infligge la quarta sconfitta a Kotoshogiku, tagliandolo fuori definitivamente da una possibile vittoria nel torneo
alla penultima Hakuho "schianta" Harumafuji
Harumafuji perde anche alla 15a,contro Kotooshu
sempre all'ultima giornata la vittoria di Baruto su Hakuho ormai Campione
qui la cerimonia di premiazione di Hakuho con tanto di intervista allo Yokozuna (in giapponese)
buon SUMO a tutti
martedì 29 novembre 2011
domenica 13 novembre 2011
La filosofia del TJQ
Quando si parla di filosofia del TJQ viene spontaneo rifarsi al Taoismo in prima istanza,poi al Confucianesimo,al Buddismo,a esoterismi vari sulla pratica della coltivazione del Sè,all'amore per la natura e per tutte le forme di vita ,in una sorta di Panteismo globale.
Per me una bellissima filosofia.
Mi aspettavo,quando ho iniziato nel 2001 la pratica del TJQ,di ritrovarmi in un ambiente insieme a persone aperte,oneste con gli altri e con sè stesse,insomma in un luogo ove nutrire lo spirito e farlo crescere,dove migliorare e progredire.
E cavolo per il primo anno e mezzo è stato proprio così...ovunque andavo,stage,riunioni,corsi fuori sede,gente con la quale discutere di Qi e compagnia cantante;
e tutti che erano sempre pronti a provare nel bellissimo ed importantissimo tuishou a piedi fissi,e con allegra spensieratezza la maggior parte di loro mi spingeva,e col sorriso mi sbatacchiava a destra e sinistra,e tutti che erano prodighi di consigli,e sempre pronti ad aiutarmi nel mio percorso di crescita spirituale;
tutti sempre molto disponibili a spiegarmi del Qi,del Chin ,Ching ed alcuni persino dello Shen;
e poi di come i canali si aprono e di come scorre l'energia,e qualcuno persino di come si aprono e chiudono i Chakra.
Poi è sorto un problema,un grosso problema,anzi un enorme problema.
Ho cominciato a lottare.
Da quel giorno qualcosa tra me e i miei squisiti aiutanti si è incrinato;
mano a mano che diventavo più forte i consigli diminuivano.
Quando poi sono diventato abbastanza duro da spingere con me di Qi e Tao non voleva più parlare nessuno;
per non dire di Chin,Ching e Shen ecc.ecc.ecc..
Qualcuno è al corrente se a chi lotta è precluso il paradiso?
Se è precluso il migliorarsi o la coltivazione del Sé?
Mah!!!Io non lo so,ma spero vivamente di no.
Insomma alla fine nel TJQ mi sembra che non siano Taoismo et Simila a guidare il praticante;
e il maestro non è tenuto ad essere Maestro per insegnare;
nel TJQ vige una strana filosofia ed è capitata una cosa molto simile a ciò che successe al denaro.
Una volta una moneta diciamo del valore di un soldo,aveva un controvalore pari in oro;
nel corso dei secoli,con l'aumentare della spregiudicatezza dei regnanti e con la nascita delle banche e del sistema debitorio,questa proporzione è andata variando sempre più,sino al giorno d'oggi dove il denaro circolante è "fittizio",non bilanciato da un controvalore reale in oro,ma dal fatto che la gente ripone in esso "fiducia";
fiducia che potrà scambiare quel pezzo di carta con cibo,benzina,servizi ecc.ecc.ecc..
Stessa cosa nel TJQ,con l'aggiunta e l'aggravante che il praticante non chiede neppure più di poter scambiare quello che gli viene insegnato,o propinato che è meglio,con un miglioramento tangibile delle proprie abilità.
Anzi nella maggior parte dei casi rifugge da questo,non ne vuole sapere proprio;
non vuole mettere alla prova la propria pratica,a volte consapevole del sogno e desideroso di non essere svegliato,a volte solo tradito ed ingannato;
il maestro è come la banconota senza che neppure gli venga richiesto il controvalore in abilità.
Il maestro è maestro su fiducia e stop!
Chi va contro questo stato di fatto è un "bestemmiatore",un provocatore,uno che "non ha capito".
Racconto questa storia vera per illustrare la mentalità che esiste nel mondo del TJQ .
Un giovane entra in una palestra di Judo;
dopo un paio di anni,diventato abbastanza in gamba,il maestro gli dice:
"se entro 6 mesi batterai quella cintura superiore alla tua avrai da me un regalo...e non mi importa come lo fai,basta che lo batti."
Un giovane entra in una scuola di TJQ;dopo un paio di anni,diventato abbastanza bravo,ad uno stage viene messo alla prova dal maestro che tiene quel corso:
dopo aver spinto il maestro parecchie volte si sente dire dallo stesso:
"sì mi hai spinto...ma solo perchè non sai spingere nella maniera giusta;
se tu sapessi come si spinge correttamente nel TJQ non saresti mai riuscito a muovermi..."
Ecco questa è la filosofia che sta dietro al TJQ oggi,con tanti saluti al Tao,a Confucio,alQi,allo Ching ecc.ecc.ecc..
Per me una bellissima filosofia.
Mi aspettavo,quando ho iniziato nel 2001 la pratica del TJQ,di ritrovarmi in un ambiente insieme a persone aperte,oneste con gli altri e con sè stesse,insomma in un luogo ove nutrire lo spirito e farlo crescere,dove migliorare e progredire.
E cavolo per il primo anno e mezzo è stato proprio così...ovunque andavo,stage,riunioni,corsi fuori sede,gente con la quale discutere di Qi e compagnia cantante;
e tutti che erano sempre pronti a provare nel bellissimo ed importantissimo tuishou a piedi fissi,e con allegra spensieratezza la maggior parte di loro mi spingeva,e col sorriso mi sbatacchiava a destra e sinistra,e tutti che erano prodighi di consigli,e sempre pronti ad aiutarmi nel mio percorso di crescita spirituale;
tutti sempre molto disponibili a spiegarmi del Qi,del Chin ,Ching ed alcuni persino dello Shen;
e poi di come i canali si aprono e di come scorre l'energia,e qualcuno persino di come si aprono e chiudono i Chakra.
Poi è sorto un problema,un grosso problema,anzi un enorme problema.
Ho cominciato a lottare.
Da quel giorno qualcosa tra me e i miei squisiti aiutanti si è incrinato;
mano a mano che diventavo più forte i consigli diminuivano.
Quando poi sono diventato abbastanza duro da spingere con me di Qi e Tao non voleva più parlare nessuno;
per non dire di Chin,Ching e Shen ecc.ecc.ecc..
Qualcuno è al corrente se a chi lotta è precluso il paradiso?
Se è precluso il migliorarsi o la coltivazione del Sé?
Mah!!!Io non lo so,ma spero vivamente di no.
Insomma alla fine nel TJQ mi sembra che non siano Taoismo et Simila a guidare il praticante;
e il maestro non è tenuto ad essere Maestro per insegnare;
nel TJQ vige una strana filosofia ed è capitata una cosa molto simile a ciò che successe al denaro.
Una volta una moneta diciamo del valore di un soldo,aveva un controvalore pari in oro;
nel corso dei secoli,con l'aumentare della spregiudicatezza dei regnanti e con la nascita delle banche e del sistema debitorio,questa proporzione è andata variando sempre più,sino al giorno d'oggi dove il denaro circolante è "fittizio",non bilanciato da un controvalore reale in oro,ma dal fatto che la gente ripone in esso "fiducia";
fiducia che potrà scambiare quel pezzo di carta con cibo,benzina,servizi ecc.ecc.ecc..
Stessa cosa nel TJQ,con l'aggiunta e l'aggravante che il praticante non chiede neppure più di poter scambiare quello che gli viene insegnato,o propinato che è meglio,con un miglioramento tangibile delle proprie abilità.
Anzi nella maggior parte dei casi rifugge da questo,non ne vuole sapere proprio;
non vuole mettere alla prova la propria pratica,a volte consapevole del sogno e desideroso di non essere svegliato,a volte solo tradito ed ingannato;
il maestro è come la banconota senza che neppure gli venga richiesto il controvalore in abilità.
Il maestro è maestro su fiducia e stop!
Chi va contro questo stato di fatto è un "bestemmiatore",un provocatore,uno che "non ha capito".
Racconto questa storia vera per illustrare la mentalità che esiste nel mondo del TJQ .
Un giovane entra in una palestra di Judo;
dopo un paio di anni,diventato abbastanza in gamba,il maestro gli dice:
"se entro 6 mesi batterai quella cintura superiore alla tua avrai da me un regalo...e non mi importa come lo fai,basta che lo batti."
Un giovane entra in una scuola di TJQ;dopo un paio di anni,diventato abbastanza bravo,ad uno stage viene messo alla prova dal maestro che tiene quel corso:
dopo aver spinto il maestro parecchie volte si sente dire dallo stesso:
"sì mi hai spinto...ma solo perchè non sai spingere nella maniera giusta;
se tu sapessi come si spinge correttamente nel TJQ non saresti mai riuscito a muovermi..."
Ecco questa è la filosofia che sta dietro al TJQ oggi,con tanti saluti al Tao,a Confucio,alQi,allo Ching ecc.ecc.ecc..
martedì 8 novembre 2011
lunedì 7 novembre 2011
tempismo velocità e forza
Mano a mano che andiamo avanti con la pratica mi rendo conto che continuo ad avere problemi,sia nei pugni che nel PH libero tipo Teppo del Sumo,a portare i colpi con il giusto tempismo.
Siccome già non sono un fulmine di guerra in velocità,questo non perfetto tempismo mi porta a uno sforzo immane durante la pratica che,se da una parte può essere positivo in allenamento,certo non è un gran vantaggio quando dall'allenamento di passa allo sparring o alla gara.
Per evitare di farsi bastonare regolarmente infatti,in mancanza (e alla ricerca disperata)di questo "timing", la soluzione in cui sempre mi infilo,come in altri casi,è aumentare la forza del colpo,con conseguente dispendio di energia;
ora,non faccio certo parte della banda che deplora l'uso della forza,anzi,però questa lacuna nel timing inizia ad infastidirmi,o forse è solo che ultimanente ci faccio più caso e il non riuscire a migliorarmi in questo aspetto comincia gentilmente ad innervosirmi.
La forza e la velocità sono i due elementi "fisici" dello striking,e sono legati tra loro dal concetto di "quantità di moto ":
La quantità di moto aumenta con la massa del pugno ma anche con la velocità con cui viene sferrato, la velocità, a sua volta, dipende dall'accelerazione impressa al pugno.
Da quanto sopra si deduce che maggiore è la taglia, maggiori difficoltà si hanno ad accelerare il corpo o parti del corpo.
Tuttavia tra una categoria superiore ed una inferiore il vantaggio legato alla maggior forza (che aumenta in proporzione alla sezione muscolare) è molto maggiore dello svantaggio legato alla limitazione dell'accelerazione e quindi della velocità di esecuzione.
Se aggiungiamo che in tutte le discipline c'è una divisione in categorie di peso,questo è l'implicito e definitivo riconoscimento del fatto che la forza è una componente predominante nel confronto marziale;
do quindi per scontato che la forza sia "superiore",fatte le debite e normali considerazioni,alla velocità,ma non altrettanto posso dire riguardo alla capacità di portare i colpi sempre e costantemente"al momento giusto".
Mi vengono in mente le parole di Stanley Israel quando si riferiva a ChengManChing:
Il suo tempismo era IMPECCABILE.
Per rendere potente al 100% lo striking,che sia pugno o spinta o colpo a mano aperta,abbiamo bisogno di forza+velocità+ tempismo,cioè quella capacità "intellettiva"di aumentare la precisione fisica e temporale nel portare i colpi.
Ma se ho pensato spesso che per migliorare questo aspetto fosse sufficiente aumentare la velocità di esecuzione,mi rendo conto ora che non è proprio esattamente così;
velocità e tempismo purtroppo sono cose ben diverse.
Ho ancora ben presente come MN,con un perfetto timing e un uso relativamente limitato di forza,riusciva sempre a mandare a vuoto i miei attacchi,non importa con quanta potenza potessi portarli;era come un tunnel senza via di uscita:
non importa se aumentavo la velocità o la forza,il suo colpo arriva sempre un attimo prima del mio e tanti saluti a Max.
il "giusto momento" infatti toglie potenza ai colpi dell'avversario,e questo al di là della forza dell'avversario stesso;
la stessa cosa mi succede in palestra con i miei amici di allenamento,anzi il meno forte di loro è quello che più mi mette indifficoltà sotto questo aspetto.
Unire forza,velocità e TIMING nello scontro libero a contatto pieno è davvero un difficile compromesso,se abbiamo ben presente come l'esecuzione di un gesto sia più precisa se la forza sviluppata o la velocità di esecuzione sono basse .
Ora,se mentre siamo in allenamento,il fatto di impegnare grandi quantità di forza è una magnifica strada per aumentare forza,resistenza e fiato,nello scontro aperto abbiamo bisogno di un perfetto equilibrio per la valutazione della strategia di combattimento,la quale dipenderà sia dalle nostre caratteristiche individuali,sia da quelle dell'avversario.
La decisione sul dispendio delle energie deve essere estremamente oculata.
Da qui le mie preoccupazioni sul non progredire del mio tempismo.
P.S.
provare il gioco del Sumo in alto a sx per rendersi conto meglio di quanto scritto sopra
;)))
Siccome già non sono un fulmine di guerra in velocità,questo non perfetto tempismo mi porta a uno sforzo immane durante la pratica che,se da una parte può essere positivo in allenamento,certo non è un gran vantaggio quando dall'allenamento di passa allo sparring o alla gara.
Per evitare di farsi bastonare regolarmente infatti,in mancanza (e alla ricerca disperata)di questo "timing", la soluzione in cui sempre mi infilo,come in altri casi,è aumentare la forza del colpo,con conseguente dispendio di energia;
ora,non faccio certo parte della banda che deplora l'uso della forza,anzi,però questa lacuna nel timing inizia ad infastidirmi,o forse è solo che ultimanente ci faccio più caso e il non riuscire a migliorarmi in questo aspetto comincia gentilmente ad innervosirmi.
La forza e la velocità sono i due elementi "fisici" dello striking,e sono legati tra loro dal concetto di "quantità di moto ":
quantità di moto = massa x velocità
Maggiore è la quantità di moto e più devastante sarà il colpo. La quantità di moto aumenta con la massa del pugno ma anche con la velocità con cui viene sferrato, la velocità, a sua volta, dipende dall'accelerazione impressa al pugno.
Richiamando la relazione fondamentale della dinamica F= M x a (forza uguale a massa per accelerazione) si può scrivere che a = F / M. La massa (M) aumenta con il volume ed è quindi proporzionale al cubo della dimensione lineare (L3). Dal punto di vista fisiologico, la forza estrinsecata da un muscolo è proporzionale alla sua sezione, quindi la forza è proporzionale al quadrato di una lunghezza lineare (L2); pertanto si può considerare l'accelerazione (a) come proporzionale a L2 / L3, cioè 1/L. |
Da quanto sopra si deduce che maggiore è la taglia, maggiori difficoltà si hanno ad accelerare il corpo o parti del corpo.
Tuttavia tra una categoria superiore ed una inferiore il vantaggio legato alla maggior forza (che aumenta in proporzione alla sezione muscolare) è molto maggiore dello svantaggio legato alla limitazione dell'accelerazione e quindi della velocità di esecuzione.
Se aggiungiamo che in tutte le discipline c'è una divisione in categorie di peso,questo è l'implicito e definitivo riconoscimento del fatto che la forza è una componente predominante nel confronto marziale;
do quindi per scontato che la forza sia "superiore",fatte le debite e normali considerazioni,alla velocità,ma non altrettanto posso dire riguardo alla capacità di portare i colpi sempre e costantemente"al momento giusto".
Mi vengono in mente le parole di Stanley Israel quando si riferiva a ChengManChing:
Il suo tempismo era IMPECCABILE.
Per rendere potente al 100% lo striking,che sia pugno o spinta o colpo a mano aperta,abbiamo bisogno di forza+velocità+ tempismo,cioè quella capacità "intellettiva"di aumentare la precisione fisica e temporale nel portare i colpi.
Ma se ho pensato spesso che per migliorare questo aspetto fosse sufficiente aumentare la velocità di esecuzione,mi rendo conto ora che non è proprio esattamente così;
velocità e tempismo purtroppo sono cose ben diverse.
Ho ancora ben presente come MN,con un perfetto timing e un uso relativamente limitato di forza,riusciva sempre a mandare a vuoto i miei attacchi,non importa con quanta potenza potessi portarli;era come un tunnel senza via di uscita:
non importa se aumentavo la velocità o la forza,il suo colpo arriva sempre un attimo prima del mio e tanti saluti a Max.
il "giusto momento" infatti toglie potenza ai colpi dell'avversario,e questo al di là della forza dell'avversario stesso;
la stessa cosa mi succede in palestra con i miei amici di allenamento,anzi il meno forte di loro è quello che più mi mette indifficoltà sotto questo aspetto.
Unire forza,velocità e TIMING nello scontro libero a contatto pieno è davvero un difficile compromesso,se abbiamo ben presente come l'esecuzione di un gesto sia più precisa se la forza sviluppata o la velocità di esecuzione sono basse .
Ora,se mentre siamo in allenamento,il fatto di impegnare grandi quantità di forza è una magnifica strada per aumentare forza,resistenza e fiato,nello scontro aperto abbiamo bisogno di un perfetto equilibrio per la valutazione della strategia di combattimento,la quale dipenderà sia dalle nostre caratteristiche individuali,sia da quelle dell'avversario.
La decisione sul dispendio delle energie deve essere estremamente oculata.
Da qui le mie preoccupazioni sul non progredire del mio tempismo.
P.S.
provare il gioco del Sumo in alto a sx per rendersi conto meglio di quanto scritto sopra
;)))
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