A dicembre lo sbarco in Italia della TCFE,con il suo Campionato Europeo di TJQ.Forse un'occasione per portare una ventata di nuovo,per dare una scossa all'imbalsamato ambiente del TJQ nostrano;
sono un pò scettico al riguardo però,non si sa mai;
ho gareggiato nella TCFE quando era da poco nata e secondo me,tra tutte le federazioni che organizzano tornei di TJQ in Europa,è quella con i migliori regolamenti di gara;
tuttavia a giudicare dai filmati dei più recenti campionati,a ormai più di 10 anni dai primi organizzati da questa federazione,e nonostante gli sforzi di appassionati come N.Kluge o T.Rif e altri del nord Europa, la situazione gare non sembra decollare,almeno secondo il mio punto di vista.
Eppure la partecipazione a campionati del genere è indispensabile per togliersi il sonno dagli occhi e constatare di persona quanto sia duro avere la meglio su un avversario,e di quanto siano lontani i discorsi sul "Qi",sul "Fajin",sul "non uso della forza" e sul "modo di muovere il corpo"quando ci si scontra con la legge del tatami...
I campionati non decollano perchè alla fine,specialmente in Italia,questo è quello che si vuole:
il motivo è anche abbastanza semplice da capire.
Pensiamo per un attimo anzi,sognamo per un attimo,il mondo del TJQ simile a quello di AM tipo il Judo,la Boxe per non toccare il Sumo o le MMA;
verrebbe drasticamente ridotto lo spazio per vari Maestri,Sifu,Discepoli Illuminati e Istruttori Capo...
e allora avanti così,si organizzino campionati,tornei,gare e trofei,l'importante è non dare risalto e importanza a chi vi partecipa per non dire a chi li vince:evitiamo classifiche,resoconti,filmati e quant'altro testimoni l'andamento delle gare;
forse è un atteggiamento neanche voluto,è proprio la mentalità del praticante di TJQ che crea la stagnazione;
basti pensare che l'idea degli organizzatori stessi è,sì sono campionati,ma si svolgono in un clima di amicizia e serenità,dove sono banditi agonismo e aspirazione alla vittoria,competitività e voglia di dimostrarsi bravi...una specie di sagra paesana del "volemose bene",dove la gara è solo il contorno alla "grigliata sul prato";
a parte il discorso sul clima amichevole che proprio non sta nè in cielo nè in terra,visto che è proprio sul tatami che si stringono le amicizie più sincere,ma l'idea che si vuol far passare,e cioè di gareggiare non per la vittoria,il negare la voglia di dimostrarsi più forti e perchè no,migliori degli avversari,denota una paura di fondo e,ancora peggio,una posizione ipocrita e falsa che scredita per primo proprio chi la fa sua:
neanche quando mi alleno(ormai molto poco devo ammettere)nel push hands viene meno la voglia di "battere"il mio avversario-compagno...e allora che gara è se manca il sale della competizione e cioè il piacere della vittoria?
E' solo cercando sinceramente la vittoria che si impara a gestire la sconfitta,a ingoiare il rospo del dover ammettere che non siamo i più bravi:
invece sempre il tentativo di mantenere tutto piatto e grigio,così da poter permettere il proliferare di maestri(?) che possiedono "un uso del corpo veramente di un altro livello" e le altre solite idiozie che circolano nello strano mondo del TJQ.
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