lunedì 28 febbraio 2011

Confrontarsi con Cheng Man Ching-Capitolo I

Domenica pomeriggio ero tranquillo in casa della mia ragazza quando ho deciso di prendere tra le mani,ancora una volta,il libro di CMC "I Tredici Capitoli sul T'ai-Chi Ch'uan".
Siccome sono consapevole di quanti problemi mi dia questo libro,voglio provare a esaminarlo qui,capitolo per capitolo,mettere per iscritto quello che penso di aver compreso o no del pensiero di CMC,e vedere se tra qualche tempo avrò cambiato idea o meno su ciò che penso oggi.

Nel capitolo I CMC affronta il significato del "T'ai-Chi";
non mi voglio soffermare sui concetti di Yin e Yang perchè la faccenda potrebbe essere sia troppo complicata e lunga da discutere sia troppo corta e semplice;
inoltre piacendomi parecchio il lavoro "fisico",preferisco affrontare i concetti solo nell'ambito della lotta,per cui passo subito alla prima idea posta da Cheng e cioè:
il morbido vince il duro.
L'idea nella sua espressione generale è abbastanza chiara,e già più di una volta mi è capitato di verificarla,a mie spese e a mio vantaggio,direttamente nel cerchio.
Inoltre è verificabile anche in altre AM ,specie nel Judo o nel Sumo o nelle varie specialità di Lotta dove è facilmente riconoscibile,ed anche nella Boxe o nella Thai specialità dove è però più difficile da notare;
il Come raggiungere questa capacità è espresso nel famoso detto:
"investire nella perdita":
questo a me fu spiegato come "ingoiare/mangiare amaro" ossia lavorare duro,con continuità e costanza,per giungere a padroneggiare l'arte:in aggiunta a ciò Man Ching a margine di questo pensiero fa una postilla dicendo:
"si deve capire che investire nella perdita significa permettere ad altri di attaccarvi con la forza,mentre noi non usiamo la benchè minima forza per resitere"

a prima vista a qualcuno può apparire come un concetto da "pazzi";
come posso battere qualcuno senza la benchè minima forza?
Ma la spiegazione ci viene data da CMC subito dopo,con una citazione dai Classici:
questa capacità(di vincere la forza con la morbidezza)è chiamata dai Classici interpretare l'energia;
posso padroneggiare questo principio solo DOPO "aver imparato ad interpretare l'energia(dell'avversario aggiungo io).
Riflettendo su questo si può ben capire quanto sia difficile giungere a comprendere le intenzioni(il concetto di energia,per come ho interpretato io)dell'avversario prima che questi le metta in atto;
e di come ho capito io la situazione,di come la interpreto io,ciò vuol dire "agire sempre per primo anche se (sembra)che sia l'avversario ad attaccarmi".
Quando arriviamo a questo allora veramente possiamo sbarazzarci di un uomo molto più forte di noi con poco impegno e sforzo,perchè saremo sempre in anticipo su di lui;
noi saremo centrati mentre lui sarà sempre fuori bilanciamento:come una piramide capovolta,tutta la sua forza sarà in equilibrio precario e facilmente la sua stessa forza potrà essere rivolta contro di lui ed essere sconfitta...ma chiunque salga su un tatami avrà chiara l'idea di quanto sia elevato il livello di questa comprensione dell'arte e quanto difficile sia raggiungerlo.
Un secondo pensiero,direttamente collegato a questo espresso da Cheng Man Ching,non mi è così chiaro o meglio,non sono sicuro di essere nella verità interpretandolo;il pensiero è:
se il mio avversario mi attacca col movimento io lo affronto con l'immobilità.
La morbidezza e l'immobilità rappresentano il culmine dello Yin,quando il culmine dello Yang affronta il culmine dello Yin sarà inevitabilmente sconfitto


Impossibile battere qualcuno pensando di restare immobili,quindi certamente si deve intendere per Immobilità un qualcosa di diverso da quello che viene da pensare immediatamente;
io al momento non ho risposta certa a questo.

venerdì 18 febbraio 2011

Fedor Emelianenko

voglio fare il mio piccolo omaggio ad un grandissimo campione,forse il top dei combattenti degli ultimi anni.
Non so se avrebbe fatto meglio ad abbandonare gli incontri da imbattuto,ed entrare così nella leggenda come seppe fare Marciano,invece di tentare,ancora una volta, di restare il numero 1 a dispetto del tempo che scorre inesorabile;
un dubbio che resterà,ma resterà ancor di più il rammarico di una leggenda sfumata.
Mi sono riguardato ancora il filmato contro Silva .
Se contro Werdum forse era stato battuto anche per colpa sua,oltre che per merito del brasiliano,questa volta ho visto un Fedor veramente in crisi.
Non so se questo match sarà il suo addio all'MMA,certo la sconfitta è pesante e dura.
Fiacco e piantato sulle gambe,per la prima volta sotto di forza,di condizione e convinzione rispetto all'avversario,la sua caduta testimonia come sia difficile rimanere ad altissimi livelli,e soprattutto quanto sia difficile rientrare dopo mesi nel circuito MMA senza pagarne le conseguenze.
L'età e il calo fisico e mentale che si tira dietro non lasciano scampo contro campioni giovani e praparatissimi come si vedono oggi;
resta comunque un mito,un mostro del quadrato,completo in tutto,un combattente che ha lasciato un'impronta indelebile e ha contribuito più di tutti,se non a rivoluzionare,certamente a promuovere e far conoscere il mondo degli SDC.
Grazie Fedor


mercoledì 9 febbraio 2011

ancora sui classici del TJQ

E' chiaro che tutti i praticanti di Tai Chi Chuan dovrebbe sapere o almeno avere una conoscenza dei Classici.
Il problema nasce quando i Classici non vengono usati come si converrebbe e cioè come un guida per darci una direzione;
quando ci si confonde e non si capisce che essi sono come una mappa stradale che ci guida sulla giusta direzione.
Riflettendo su come vengano approcciati i Classici e su come si tenti di applicarli per lo studio del TJQ,da quello che ho visto e sentito,credo di poter dire,senza timore di essere smentito,che esistono sostanzialmente due approcci differenti:

da una parte abbiamo quelli che,direi la stra-grande maggioranza, pensano che il modo per imparare il TJQ sia quello di seguire le parole e le formule dei Classici nel senso stretto della parola.
Non ci devono essere interpretazioni,deviazioni o "aggiustamenti".
I seguaci di questo modo di praticare credono che la giusta via sia il seguire le "istruzioni" esattamente come sono scritte,la loro pratica è sostanzialmente teorica con pochissimo tempo dedicato al duro allenamento del corpo.
A prima vista sembrerebbe non esserci nulla di male;
non è certo sbagliato il leggere e seguire passo passo le enunciazioni dei Classici;
quindi dov'è il problema?
Dove nascono i guai?
In teoria,abbiamo detto, non c'è alcun errore.
In un mondo perfetto ed ideale questo sarebbe certamente il metodo e l'approccio più corretto;
infatti in un mondo perfetto l'uomo stesso sarebbe inevitabilemente perfetto:
non esisterebbero il logoramento e l'invecchiamento del corpo,le sue contratture,le sue debolezze,la mente sarebbe perfetta,senza pensieri ondeggianti e fuorvianti,sempre pronta e concentrata e,cosa assai importante,la capacità di comunicazione tra la mente e il corpo sarebbe lei stessa perfetta:
in questa situazione tutto quello che la mente e il pensiero devono fare è semplicemente comandare il corpo e questo,nel nostro mondo perfetto,è subito in grado di eseguire ogni comando alla perfezione.
Ma,purtroppo e ne siamo ben consci,viviamo in un mondo che ideale proprio non è;
aggiungiamo che in questo mondo reale la stragrande maggioranza,se non tutti i praticanti di questa arte,arriva al TJQ già con il proprio motore(il corpo)in non perfetto stato e la cui capacità di "ascoltare" ed "obbedire"ai comandi della mente è assai difficoltoso.
Come è facile constatare molti studenti principianti non possono neppure fare la maggior parte degli esercizi fisici di base del TJQ,e a dir il vero non si preoccupano neppure molto di questo aspetto trascurato della loro pratica.
Ora mettiamo questi studenti a confrontarsi,ad esempio,con uno dei principi più discussi e conosciuti dei Classici del TJQ "IL RILASSAMENTO", o per dirla col termine cinese lo stato di "SUNG";
avendo una solida base teorica,ma pochissima base ed allenamento fisico,ed essendo "SUNG" espressione, prima di tutto ,di uno stato del fisico,appare evidente come il relax del corpo e la capacità di rilassarsi(abbiamo detto uno dei principi base del TJQ)diventino una cosa estranea a loro.
Anche se hanno nella loro mente un'idea di quello che la parola SUNG,'rilassarsi' significhi,la mente stessa non può aiutarli a sapere e capire come realmente si sente il corpo quando è nella condizione di SUNG,nè tanto meno a raggiungerlo;
e non sono neanche in grado di riconoscerlo nel caso in cui arrivassero in quella posizione di "relax" accidentalmente.
Come ci si può quindi aspettare che giungano ad essere rilassati e che,cosa ancor più difficile, imparino a lavorare sotto pressione in SUNG come i principi del TJQ richiedono?
Ulteriore complicazione è che inoltre nel TJQ c'è sempre qualcosa di diverso che si deve fare prima di fare ciò che è richiesto.
Mi spiego meglio:nel TJQ quando viene chiesto di fare qualcosa si deve essere consapevoli che si deve sempre fare qualcos'altro prima,e che di solito è la cosa esattamente opposta a quella richiesta;
un chiaro(e semplice)esempio di questo si ha nelle forme:se devo andare a sinistra,prima dovrò andare a destra;
se devo andare su,prima dovrò andare giù;
se devo scaricare forza ,prima dovrò caricarla ecc.ecc.ecc....
Questo per spiegare come solo "pensando" a fare quello che è richiesto dai classici da solo non aiuta molto,anzi molto spesso può confondere e portare sulla via errata.
Consideriamo ora l'altro approccio,quello cui appartiene la mia scuola:
qui abbiamo praticanti che nel loro studio del TJQ sono disposti a sperimentare e utilizzare il proprio corpo come "cartina di tornasole".
Non si preoccupano di ciò che la mente,il pensiero intellettuale dice loro sia il modo corretto.
Si approcciano allo studio lavorando "fisicamente".
Sono aperti a lasciare che il corpo,attraverso le proprie esperienze,informi le loro menti e non il contrario.
Sanno che il trasferimento delle informazioni dalla mente al corpo non è così facile come sembra a prima vista,sia la mente che il corpo non sono perfetti...sanno come la mente stessa sia ingannatrice;
la pigrizia,la svogliatezza,la capacità di creare "scuse" sono sempre in agguato,e si devono affrontare ogni giorno;
sanno che,con un approccio solo "mentale" molto può, e di solito succede, andare male.
Questi praticanti,a differenza degli altri,usano i Classici come punto di riferimento per avere un'idea di base riguardo la direzione presa,come punto di controllo per avere conoscenza dei propri avanzamenti nello studio del TJQ.
Usano i Classici per vedere se le cose iniziano ad andare in quella direzione,consapevoli che lungo il percorso ci sono moltissimi esperimenti,tentativi ed errori.
La loro pratica è messa alla prova ogni volta dal confronto fisico che non lascia scampo alla mente;non lascia spazio alle scuse,alle frottole,ai sogni.
Hanno capito le differenze e le difficoltà tra il "sapere" e il "saper fare".
Il mio Maestro faceva sempre l'esempio di un architetto che può certamente progettare un edificio,ma può effettivamente costruirlo con le proprie mani?
No,non può!
Gli manca la necessaria esperienza pratica e deve poter contare sull'operaio edile per compiere il lavoro fisico di costruire l'edificio.
Lo stesso vale,ad esempio,con uno studioso o professore di fisica;egli può certamente cogliere ed apprezzare la fisica del TJQ,ma lui stesso può lottare/combattere col TJQ forte solo di quella conoscenza teorica?
No,ancora perchè gli manca la necessaria esperienza pratica.
Il Tai Chi Chuan ,come le altre AM,è un'arte esperienziale fisica prima che intellettuale.
Questo significa che deve essere fatto ogni giorno,praticando il fisico e rendendolo ogni giorno più forte!
Solo conoscendo le parole scritte su un libro non è affatto sufficiente.
Il corpo ha bisogno di sperimentare e di sbagliare mille e mille volte ancora,e la padronanza arriva alla fine.
Si deve essere in grado di cambiare, adeguare e ri-regolare.
Questo è possibile solo con lo "scontro" fisico,con la lotta e la pratica non collaborativa.
Non si può essere bloccati facendo la stessa cosa più e più volte solo perché la mente pensa che sia l'approccio corretto.
Sviluppare le capacità di comunicazione che vanno dalla mente al corpo richiede tempo e moltissima fatica.
Certo inizialmente il corpo può non essere molto preparato a ricevere e praticare le "istruzioni" complesse della lotta a contatto pieno;
esso è arrugginito e quindi dobbiamo essere consapevoli di questo e cercare di risolvere il problema praticando esercizi che aiutino a risvegliarlo e prepararlo allo scontro.
Stessa cosa con la mente,potrebbe non essere in grado di concentrarsi e di apprendere con facilità le tecniche della lotta;
ma subito,o al massimo molto presto,bisogna affiancare il contatto pieno alla pratica per evitare di dare alla mente pigra il controllo mentale,di consegnarci nelle mani di un pensiero cosciente che crede di sapere tutto,ma più spesso non sa nulla.
Dobbiamo essere consapevoli di questo e affrontarlo di conseguenza, perché una mente indisciplinata ottiene sempre il risultato di sviare e arrestare il modo di apprendere.
Praticanti condizionati troppo dalle letture,dalla teoria si mettono inconsciamente al servizio delle loro paure,dei loro timori e ottengono sempre il risultato di impedire al corpo di muoversi liberamente;
lo mantenengono confinato dietro a quello che il loro pensiero più comodo ritiene attendibile,limitandolo a quello che la mente crede sia il modo corretto di fare le cose,mentre è solo il più agevole e facile.
Questo è un grande errore!
Qui mi riallaccio a un mio precedente post dove il M°Napoli spiegava come i Classici non siano davvero testi sul "come",ma libri "Ah-ah".
Questo è ciò che accade quando il nostro corpo è in grado di fare qualcosa che assomiglia a quello che dicono i Classici.
Ora il corpo stesso arriva a dire"Ah-ah!".
E poi dice a noi stessi: "Allora è questo che quel tale passaggio nei Classici voleva dire."
È il corpo che dà la comprensione alla mente, non il contrario.
Quando si tenta di muoversi come scritto nei Classici,senza essere passati dell'esperienza del corpo semplicemente si sta sbagliando tutto e, al massimo,otterremo di muoverci come robot senza fluidità,contrariamente a quello che vogliamo dal TJQ;
invece di passare attraverso il corpo,tutto ciò che si è fatto è stato forzare il corpo stesso a fare qualcosa.
Quando si cerca di pensare e di muoversi come se fossimo rilassati,SUNG,ma con i muscoli,i tendini e le articolazioni che non sanno farlo perchè non si sono adeguatamente istruiti ed allenati,ma si è data il via libera alla mente e all'idea che ha lei di SUNG,si finisce per zoppicare.
Avere questa idea non funziona.
E 'artificiale, è un solo una sensazione ingannevole di ciò che è realmente "essere rilassati" e muoversi in modo "rilassato".
E'il discorso della caverna nella Repubblica di Platone.
Lasciando spazio alle idee della mente pigra e che crede di essere nel giusto,senza passare attraverso il vero allenamento del corpo,si ottiene solo un "manipolare" il corpo stesso,credendo di rilassarci e "ammorbidirci" stiamo facendo invece l'esatto opposto,diventando sempre più rigidi.
Essere "SUNG" richiede di essere fortI.
Se la nostra pratica non ci rende più forti,non otterremo mai il vero rilassamento, quello che funziona anche sotto pressione,quando si è spinti o tirati,quando qualcuno cerca di proiettarci o metterci a terra con una spazzata.
Lavoro duro,prove ed errori mentre aumenta il grado di difficoltà sono la chiave per imparare il TJQ!
Dobbiamo sempre essere pronti a cambiare le cose e quando quello che stiamo provando smette di funzionare,di nuovo praticare duro per trovare nuove soluzioni al problema.
Quando tutto fallisce,e accadrà,ricominciare dalle basi.
E'importantissimo ricordare che i Maestri che hanno scritto i Classici li hanno scritti dopo aver fatto il lavoro,non prima.
I classici sono una mappa, una guida, e non il luogo stesso.
E' utile ricordare sempre le parole di un famoso maestro:
«non essere schiavo nel fare le cose"

martedì 1 febbraio 2011

2011

Come ho scritto in "Training",il 2011 è iniziato un pò così e così..per tutto gennaio non ho praticato bjj,il push hands e la forma;
sì è vero,è andata meglio con gli esercizi di Hindu Wrestling,ma come contatto pieno,inutile nascondersi,abbiamo mollato parecchio tanto che con Tatanka abbiamo deciso per febbraio di variare la sequenza di allenamento del lunedì,per vedere almeno di darci una svegliata...è anche vero che i motivi del rallentamento non sono tutti a carico nostro;
Usque è seriamente infortunato a una spalla da ormai più di un mese,Tatanka ha avuto i suoi guai ben più seri e anch'io,tra ginocchio e spalla,non è che me la passo alla grande;
la spalla addirittura,benchè sia poco più di un fastidio mi impedisce da novembre di fare alcuni esercizi dell'HW...
ma tant'è,questo è ciò che passa il convento inutile rimuginarci sopra.
Quando capitano questi periodi dove sembra che tutto o quasi giri per il senso sbagliato,mi chiedo perchè cavolo pratico ancora il TJQ o se resta ancora qualcosa di quelle motivazioni che mi spingevano a fare 1 ora e mezza di posture fisse tutti i giorni o addirittura,ai tempi del primo e del secondo anno,a spararmi 2-3 ore di pratica ogni santo giorno;
è cambiato qualcosa rispetto a quegli anni?
Sicuramente dopo i primi due anni è cambiata la pratica in sè,il livello di profondità,il livello di intensità e spessore,questo è fuori di dubbio;
ma questo cambio cosa si è portato dietro?
Oltre alla fatica mentale e fisica,a qualche piccolo infortunio,allo stress delle gare e della lotta,cosa ha modificato o variato delle motivazioni che mi spingevano al TJQ?
Guardandomi indietro ricordo benissimo come il motivo che mi spinse ad avvicinarmi al TJQ era,se si può usare quel termine,di tipo "spirituale"...era un "bisogno" di qualcosa che colmasse il senso di vuoto,di inadeguatezza che avvertivo,"bisogno" di qualcosa di "profondo",qualcosa di "adulto"...
beh!quella motivazione alla fine non credo sia cambiata,credo invece sia "maturata" ancor di più.

Pratico perchè se non lo faccio sono "colpevole"
Pratico perchè se non lo faccio sono "povero"
Pratico perchè se non lo faccio sono uno che "sa di non aver fatto il suo dovere"

Così,una volta di più e nonostante tutto,mi auguro che il 2011 sia ancora un anno di pratica dura.