stavo riflettendo sul fatto che dopo un allenamento abbastanza duro di PH c'è stato un forfait prolungato in palestra,e la stessa cosa succede se obbligo a tirare di più sul Gama;rimaniamo i soliti noi 3.
l'unica lezione che è (quasi)sempre a numero completo è quella sulle spinte di CMC e quella sulla forma.
Se devo essere sincero questa situazione mi rattrista un pochino perchè mi da l'impressione che il praticante di TJQ proprio fugge la fatica:
rompe le palle con la forma,gli esecizi di sensibilità,con la pratica dolce e,ovviamente,senza l'uso della forza.
Io capisco che faticare è una gran rottura di scatole,in fondo siamo dilettanti che praticano dopo il lavoro,non siamo professionisti che possono passare 4-6 ore ad allenarsi senza pensieri che non siano la pratica;
io stesso ho i miei alti e bassi e le mie pause,e mi chiedo così se dovrei tentare di venire incontro ai praticanti non "storici" del nostro piccolo "club" e cambiare la pratica allentando i cordoni,magari sdoppiando le classi;
alla fine però cosa otterremmo?
Altri praticanti pieni di cretinate nella testa,altri uomini deboli e illusi.
La grandezza del TJQ è rendere forte l'uomo,renderlo consapevole di quello che è,metterlo nella condizione di stare in piedi sempre,non importa quanto sia forte e contrario il vento;
un uomo forte è un uomo felice,questo è quello vorrei far capire a chi viene da noi.
Purtroppo chi,per qualsiasi motivo,sceglie la via marziale e il TJQ come pratica per migliorare sè stesso,corre sempre il rischio di rimanere impantanato in questa specie di mito della "pratica dolce",il mito che nel TJQ non si usi la propria Forza,ma quella dell'avversario,il mito che si debba essere rilassati e "morbidi";
questi sono appunto miti,racconti che hanno certamente la loro verità,ma che per essere presa e resa propria ha bisogno di lunghi e durissimi allenamenti;
nessuno ricorda quel che si racconta dei figli di Yang Lu Chan, Yang Ban Hou e Yang Jian Hou:
costoro,per la pratica così dura e severa cui erano sottoposti dal padre,tentarono il primo il suicidio,il secondo più volte di fuggire, cercando di farsi monaco.
Ugualmente accadeva con Yang Shao Hou,fratello maggiore di Yang Chen Fu,i cui allenamenti erano così duri che i suoi studenti erano solo un piccolo gruppo e raccontavano di come spesso terminassero le estenuanti lezioni coperti di sangue.
Yang Chen Fu stesso,dopo una giovinezza abbastanza "sregolata",praticò duramente per svariati anni raggiungendo una grandissima abilità.
Questo non si ricorda mai quando si parla di insegnare il TJQ;
si ricorda solo del dover essere morbidi e leggeri,rilassati e senza forza;e si vuole imparare la forma,così da poter praticare e raggiungere l'abilità senza sforzo,senza prezzi da pagare;si vogliono i regali gratis.
Beh!io,purtroppo per i nuovi studenti,so che non è così;
niente è gratis in questo mondo,non per niente siamo stati scacciati dall'Eden.
Io non voglio contribuire a mandare in giro altri zombie,preferisco aiutare (per quel che mi è possibile)le persone a essere forti e consapevoli,a diventare gente che per stare in piedi non abbia bisogno di stampelle,di qualsiasi natura esse siano.
Quello che dici è vero ma non credo sia solo un fatto che riguarda il taichi purtroppo mi sa che è un problema molto più serio e grande che riguarda molti aspetti della vita anzi dello stile di vita e dell'educazione insegnata in Italia(dico Italia ma forse riguarda anche tutti gli altri,non so)ormai fin da piccoli certe cose i genitori non le insegnano più,ottenere tutto facilmente e senza fatica è diventato normale quando normale non è ,quindi uno stile di vita sbagliato,difficile da raddrizzare.Penso quindi che in tutte le scuole serie dove si lavora e fatica veramente ci sia una selezione naturale,chi veramente si è avvicinato alle arti marziali seriamente essendo consapevole del fatto che non si tratta di uno sport ma di una via di crescita personale una via che educa,anche alla fatica,al rispetto di chi pratica con te,e della pratica stessa,continua in questa via,nonostante i mille problemi della vita che ognuno ha,ma senza dimenticarle o eliminarle.Tu dici il nostro piccolo club.....se questo club non evesse capito,non fosse consapevole di cosa sono le arti marziali credi che sarebbero ancora lì ? Capisco però il tuo sfogo da insegnante e anche la tua tristezza.Per quello che riguarda me...Grazie per quello che mi hai insegnato fino ad ora in tutti i sensi,continuerò a seguire i tuoi insegnamenti faticando : ))te lo devo per te e la tua passione.ciao.
RispondiEliminaCredo che questa piccola poesia a tanto da dire sul tema d'oggi. o come abbiamo detto tempo fa "only the brave"
RispondiEliminahttp://www.tjqstudygroup.com/main/hall.html
http://www.tjqstudygroup.com/ita/hall.html